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QUELLO SFRATTO EVAPORATO NEI CONFRONTI DI UN COLLEGA IN SERVIZIO, QUANDO L’ACQUA ERA GIA’ ALLA GOLA, ALL’ULTIMO ISTANTE A FINE GENNAIO.
SE IN UN LUNGO POMERIGGIO A ROMA IN VIA GARIBALDI, UN PO’ DI GENTE PERBENE....

“ UNA VALANGA DI SFRATTI VI SOMMERGERA’ ”. GLI SFRATTI, UN INCUBO CHE RITORNA ATTUALE

Dopo la carota, il bastone. E’ la cosa che per prima ci viene in mente per riepilogare l’attuale situazione degli alloggi militari. Ancora non si è conclusa ed ancora sembra lontana la conclusione della lunga ed estenuante coda dell’approvazione delle Istanze presentate già nei mesi estivi.

Le traversie di un Decreto “ caduto in pasto a persone e pregiudizi che la fanno da padrona, ” che colgono mille occasioni per mettere al rallentatore gli immediati effetti che si speravano, oltre che benefici, anche immediati, (e chiamiamola pure carota) ecco che emergono e sempre in crescendo, tutti i ritardi ingiustificati delle approvazioni delle Istanze .

Ne fanno le spese principalmente le famiglie e paradossalmente anche chi, all’interno della Difesa si affanna a dettare e ribadire concetti e linee guida in grande quantità. Ma queste norme e regole non attecchiscono. I semi cadono su “una terra dei fuochi” avvelenata da una speciale mixer di diossina e di acido rappresentata da anni, un odio quasi viscerale nei confronti dei sine titulo. Il tutto, indipendentemente dalla necessità sacrosanta per la Difesa di dover disporre, di alloggi per esigenze comprovate di Istituto. Ed è così, dopo quella fase del Decreto del 7 maggio 2014, ancora in enorme sofferenza, appare ora il bastone, sottoforma di quel famoso art. 6 comma 21 quater con gli emendamenti furtivi i cui contenuti non erano a conoscenza di chi li aveva presentati.

Storie vecchie, storiacce, ma che ora producono i loro effetti più disastrosi, quelli degli sfratti, di quella Legge Finanziaria n.122 del 30 luglio 2010, madre snaturata e foriera di quello che poi diventerà il Decreto Crosetto del 16 marzo 2011.

In questo momento quindi gli “Obblighi di rilascio” colpiscono indistintamente sia le grandi città, come Roma, sia le piccole come Taranto. A Roma è drammatico. Autentiche retate stanno avvenendo nei Comprensori dell’Aeronautica, di Vallerano, (di una drammatica situazione siamo informati pressoché in diretta da una famiglia, ma mai, come in questa occasione, ci sentiamo impotenti. Confidiamo in un riesame dell’Istanza da lui prodotta e alla luce di quanto documentato) Centocelle, e Via Piacentini. Basta essere fuori dal Decreto di protezione per varie motivazioni (per reddito, o semplicemente per data (dopo il 31.12.2010, di perdita del titolo anche avendo redditi bassi) che parte l’Ordine di Recupero Coatto.

In altri casi come Taranto, basta perdere il titolo e senza richiedere l’ISEE, almeno in alcuni casi, in presenza, come si è ampiamente documentato, di tanti alloggi vuoti . Spesso si tratta di casi drammatici, come testimoniano le testimonianze anche scritte che vengono inviate a CASADIRITTO e a chi, in quel momento, vorrebbero trovare come interlocutore; Ministro, Sottosegretario, Parlamentari etc.

Se sarà una tendenza che prenderà consistenza, lo vedremo presto. Altri Comandi si muovono per ora, con più cautela. Chi può, abbandona, e li precede. Altri invece, anche in presenza di complicate situazioni familiari, stanno letteralmente e umanamente impazzendo in attesa che qualcuno o qualcosa possa fermare le procedure. Ma tutto era scritto,”Se non vi bastano i canoni impossibili, interverremo con i Carabinieri, cioè con i recuperi”. Una valanga di sfratti, vi sommergerà. La voglia della soluzione finale è a portata di mano : ora o mai più.

E’ chiaro, in tale situazione, davanti ad un fatto generalizzato, solo il Parlamento, potrà intervenire, attraverso magari una Risoluzione, in attesa di un Atto più organico. Ma l’azione dovrà partire dal basso, come sempre, soprattutto da parte delle famiglie, anche attraverso contatti con Deputati e Senatori locali e delle Commissioni Difesa, come alcune volte si è fatto. Qualche incontro è previsto nei prossimi giorni con CASADIRITTO ma su atti ancora di non notevole incidenza sul fronte degli sfratti, anche se importanti.

IN QUESTO CLIMA, per non rimanere solo, o semplicemente per fare qualcosa, ecco che un maresciallo in Servizio, quel pomeriggio.....

Tutto era già stato programmato, tutto sembrava inesorabilmente deciso. Certo che quei particolari, che non pubblichiamo, rendevano incredibili i fatti di cui ne era venuto a dicembre a conoscenza. Da quando l’interessato ne era stato informato, tutti nella sua famiglia, erano caduti in una prostrazione estrema. Eppure, lui, stava dentro il reddito, non possedeva nessuna abitazione, il titolo lo aveva perso prima del 31 dicembre 2010. La sua posizione era consolidata, dal punto di vista della “protezione” da vari anni e i vecchi decreti ne determinavano l’inclusione nella categoria protetta. Ma quel documento parlava chiaro:

A quel giorno, a quell’ora, o meglio il giorno dopo quel pomeriggio, qualcuno sarebbe arrivato e avrebbe bussato alla sua porta. Ma anche se prostrato e avvilito, aveva fiducia lui, qualcuno o qualcosa che spiegasse le ragioni di quel provvedimento. Quello sfratto, riportante il suo nome gli faceva impressione. Non aveva mai considerato questa circostanza. Non aveva avuto, data la velocità del provvedimento, la possibilità di ricorrere al TAR. Ma il tempo di riprendere il bandolo del ragionamento , NELLE ORE CHE ANCORA ERANO A DISPOSIZIONE, POTEVA RACCONTARLO A QUALCUNO. Con pazienza lo ha raccontato. Forse c’era stato un piccolo ritardo nell’invio del solito documento che ogni anno si invia al Comando. Ma sempre quell’invio era stato assolto. E si trattava pur sempre degli stessi redditi, dello stesso anno. Non cambiava niente. Era solo un ritardo anche dovuto ad un ricovero di un familiare. Ma in quel lungo pomeriggio con pazienza si è letto, si è esaminato, si è interloquito, si è spiegato ed alla fine, dopo ore tremende, rinchiusi in una specie di bunker, tra telefono, telefonini, e mail, è arrivato chissà da dove,ma soprattutto chissà per quale miracolo, un segnale, solo un segnale, ma decisivo.

Lo sconosciuto maresciallo, tale fino ad allora, ma poi conosciuto in carne e ossa in tutta la sua umanità, che aveva deciso di recarsi a Via Garibaldi quel pomeriggio, in un estremo tentativo disperato di fare qualcosa, ricevendone una piccola accoglienza, solidarietà, e tutta la collaborazione da parte di qualche amico della Segreteria che era riuscito a raggiungere il luogo in tempo, quel maresciallo aveva deciso di conoscerci nel pieno e alla vigilia di quel dramma. Ha appreso in quel modo, sul messaggio sul display di un telefonino, la conclusione felice di un incubo. E’ sopravvenuta una commozione ma la vicinanza di alcuni come lui, rigorosamente senza titolo, in famiglia, unito a un buon caffè, lo hanno aiutato a superare. Subito la prima cosa da fare, avvertire la moglie a casa. Tutto era a posto.

Quel pomeriggio, ormai sera, a Via Garibaldi, poteva esserci la definitiva conferma di un dramma. Tutto invece si era risolto perché tutto, secondo almeno una logica, si “doveva risolvere” ma quasi sempre “non si risolve”.

Ma ne viene fuori un altro aspetto. Da un fatto terribile, trattato con faciloneria e inadeguatezza, CASADIRITTO vede anche un aspetto positivo, attraverso una inversione delle parti.

PARTI INVERTITE La notizia per CASADIRITTO non era dovuta soltanto al perché , in quel caso una persona, una famiglia, gente perbene, ci ringraziava. Ma era CASADIRITTO, la sua Segreteria, e le tante gente perbene in tutta Italia che ringraziavano quella famiglia. Quel maresciallo in servizio ci aveva dato la possibilità di dimostrare il ruolo, la funzione e forse l’utilità di “quel Comitato un po’ così” che si rivolge a tanta gente perbene e cercare di interloquire, con altra gente perbene, quando va bene, nel convincere e risolvere, in questo rapporto con la Difesa così asimmetrico, disuguale e del tutto anomalo.

Ma poi prevale una elementare e cruda analisi: Per evitare questo sfratto, che semplicemente non era giustificato analizzando semplicemente le carte, non è stata operata nessuna prevaricazione, nessuna forzatura delle regole, nessun sovrapporsi di ordini autoritari. Bastava leggere le carte e non essere ossessionati, come sono e sicuramente lo sono, dopo anni di indottrinamento e luoghi comuni, anche per avere un facile bersaglio su cui riversare colpe e inadeguatezze pluridecennali. SE POI SI E’ RISOLTO A RISOLVERE IL CASO E SI E’ RIUSCITI NEL CONTRIBUIRE, NON POTEVANO RIUSCIRCI DA SOLI? QUANTI DEGLI SFRATTI ATTUALMENTE IN CORSO POTREBBERO ESSERE EVITATI? MOLTI DI LORO SONO ANCHE LE CONSEGUENZE DI DUBBI E OPACHI RESPINGIMENTI DELLE ISTANZE DEL DECRETO DI QUESTA ESTATE.

P.S. Ci giungono continuamente segnalazioni di tardive notizie nel merito dell’esistenza e dei contenuti del Decreto del 7 maggio 2014. Nel dubbio, nel caso che si posseggano i requisiti previsti, anche se tardiva, consigliamo di presentare ugualmente l’Istanza ai propri Comandi, magari motivando le cause del ritardo (non informazione, malattia, motivi di forza maggiore etc.).

Sergio Boncioli

2 febbraio 2015

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