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BOLOGNA: QUANDO ANCHE IL TETTO DIVENTA SENZA TITOLO E L’APPARTAMENTO VA IN MALORA, DI CHI E’ LA COLPA?

La soluzione non può essere ne un supposto Parere dell’Avvocatura dello Stato, ne un pur comprensibile esposto – denuncia ai Carabinieri . Con questi atteggiamenti l’uno di imperio, l’altro di comprensibile reazione, appare problematico applicare e condividere da parte dei Comandi le nuove norme del Parlamento, senza ostruzionismi. A quando la Difesa , a Bologna come altrove, la smetterà e sarà indotta a tornare alla ragione sugli alloggi?

La città è Bologna, il luogo in Via Sabotino, la zona è quella vicina a SS 9 Porta S. Felice , era la Caserma del Reggimento di Cavalleria di stanza a Bologna. All’interno uomini e cavalli. Poi i cavalli sono spariti, è rimasto l’ampio piazzale una volta adibito a maneggio, l’abbeveratoio, le catenelle con gli anelli per assicurare i cavalli, che sono li a testimoniare il passato. Le stalle o meglio le scuderie, poi sono state trasformate in alloggi, non ancora case. Appoggiate su un terreno senza essere mai state adeguatamente coibentate dall’umidità, senza fondamenta, perché costruite per altri scopi. Catastalmente sembrano al disotto di qualsiasi tipologia. Ma andrebbe bene anche l’economico, anche se sarebbe una “promozione”. Chi è dentro ha dovuto ricorrere alle tecniche “fai da te”. Vale a dire se vuoi e soprattutto se puoi, hai dovuto autofinanziarti nel tempo, fare i lavori a proprie spese, naturalmente con tanto di preventiva autorizzazione e con la raccomandazione “della regola d’arte”.

E’ stato così anche per il Sig. Armando, un maresciallo dell’Esercito, che nel 1981 con armi e bagagli con tutta la famiglia entra nell’ex scuderia, denominata alloggio ed ha una ambizione: farla diventare una casa. Esegue, quindi a sue spese i lavori almeno indispensabili:
– realizzazione , ex novo, di un impianto di riscaldamento, fino allora pressoché inesistente (a Bologna gli inverni sono molto rigidi);
– rifacimento impianto elettrico;
– sostituzione di porte e finestre;
– rifacimento dei pavimenti;
– solai, travi, putrelle e tavelloni per il tetto.

I milioni di allora erano tanti, ma il maresciallo mette tutto il suo impegno per la sua famiglia, per dare un tetto sicuro e decente. Il tetto? Macché. Una ventata un po' più forte, siamo negli anni 2000, se lo porta via. Poi, le Infrastrutture raccolgono i cocci di coppi e marsigliesi e con qualche tegola nuova, lo “riappiccicano" alla meno peggio. Passano altri anni ed il maresciallo, ancora fiducioso, ci riprova. Prima timidamente. Chiede la sostituzione della caldaia per il riscaldamento, quella a suo tempo installata a proprie spese ed autorizzata, che ormai era rotta ed obsoleta, senza più supporto dell’Assistenza tecnica.

Il 22 gennaio 2014 parte la sua richiesta. Il giorno 23 gennaio 2014 arriva la risposta (un esempio di efficienza esemplare e degno di merito). Negativa. Naturalmente niente da fare ed era quasi scontato, anche se a norma di Regolamento (legge 90 del 15 marzo 2010) è previsto. Ma si sa, non c’è un quattrino, dicono, ma se lo vuoi fare, lo puoi fare, ma stai attento che sia fatto a regola d’arte...

Anzi, però, stai attento, segnalerò il tuo caso ai superiori Comandi Territoriali, per vedere, se è il caso, di fare dichiarare l’immobile inagibile, dice in maniera sibillina il severo Responsabile del 6° Reparto Infrastrutture di Bologna. Ed è anche questo, roba vecchia già purtroppo già vista.

MA LA NOVITA’ C’E’ IN TUTTA LA SUA GRAVITA’La risposta del 23 gennaio, viene completata da una chicca che è tale anche per chi ne ha viste di tutti i colori, per renderla inattaccabile:

“occorre evidenziare che le vigenti disposizioni delle SS.AA. (quali? C’è sempre una fantomatica superiore autorità per farsi scudo...) relativamente ad utenti ”sine titulo” intendono perseguire quanto specificato dall’Avvocatura dello Stato di Roma" (?) (ma perché ci sono altre avvocature dello Stato di altri paeselli?), ovvero, in sintesi continua la risposta, “l’utente sine titulo di un alloggio di servizio non è legittimato ad evidenziare richieste che abbiano il loro titolo alla concessione, ormai decaduta”. Indica genericamente il soggetto, senza peraltro indicare la fonte, ne tantomeno la data dell’Atto. Come tutti sanno, l’Avvocatura Generale dello Stato si limita ad esprimere Pareri e non ad emettere sentenze.

ORA SPUNTA DI DOVER ANNOVERARE TRA I DIRITTI DA RIVENDICARE, ANCHE QUELLO ALLA MANUTENZIONE

DIFENDERE IL DIRITTO ALLA MANUTENZIONE DELLA CASA SEMBRA UN PARADOSSO CHE APPARE IMPOSSIBILE, MA CI CAPITA FARE ANCHE QUESTO.

DOPO I CANONI DI MERCATO, DOPO L’OBBLIGO DI RILASCIO, DOPO I PREZZI FARLOCCHI PER LE VENDITE, ORA CI PROVANO CON LA CASA RESA INABITABILE, DOPO ESSERSI RIFIUTATI DI ESEGUIRE LAVORI ESSENZIALI,….. PER ORDINE “ DELLE SUPERIORI AUTORITA’ ”. SE IL SISTEMA E’ IMPAZZITO, C’E’ ANCORA QUALCHE TESTA PENSANTE ALLA DIFESA? CHE BATTA UN COLPO, MA LE FAMIGLIE PIU’ CONSAPEVOLI E NOI DI CASADIRITTO NON RESTEREMO A GUARDARE.

Nel magico e fantastico mondo degli alloggi ed a tutto quanto ad essi connesso, CASADIRITTO invita qualche avvocato bravo e piuttosto curioso, di verificare non solo la veridicità di quella importante affermazione, (il Parere dell’Avvocatura dello Stato) ma se fosse veritiera, anche al senso di quell’affermazione. Se non altro per ampliare la dottrina già molto estesa e le proprie conoscenze professionali. Se quel parere risulta, attivarne le necessarie iniziative di contrasto giuridico.

BRAMINI E PARIA
Insomma, secondo quella lettera del 6° Reparto Infrastrutture, è vietato perfino fare la richiesta, detto e scritto con un linguaggio ermetico, in una prosa al limite della comprensione. Ma di significato finale evidente.

Diciamo noi di CASADIRITTO, che quelle frasi, vorrebbero dire che se la casa è abitata da un conduttore con il titolo di concessione scaduta, il conduttore non può segnalare e soprattutto non è legittimato a pretendere i lavori strutturali per quella casa (magari su cui preme e gira la macina di pietra di Crosetto con i suoi lucrosi canoni), lavori, come prescritto dal Regolamento, assolutamente di competenza della parte proprietaria (Difesa) ma deve starsene zitto, finchè la casa non crollerà e lo seppellirà con tutta la famiglia, perché come noto è abitata da un “paria sine titulo”, e non è legittimato a chiedere nulla, solo per poi successivamente aprire una bella inchiesta, per vedere di chi era la colpa.

A meno che un momento prima, intervenga un salvifico e provvidenziale intervento del Comando Territoriale, con sgombratori professionali, che dichiari la casa inagibile. In tutta Italia tali sgombratori, sono gli stessi, con i loro immediati e confinanti vertici, dello sfascio materiale degli alloggi, con anni ed anni di mancati interventi, magari all’origine piccoli e irrilevanti, ma utilissimi per prevenire. Sfasci fatti di incompetenza e sciatteria, di favoritismi ma anche di sottile perfidia. Il risultato poi è evidente ed è testimoniato dalla presenza di più di quattromila alloggi vuoti su 16.000.

Ricordiamo che il Regolamento è tale se viene osservato in via prioritaria proprio da chi è tenuto a farlo osservare. Ma quel Comando o Reparto Infrastrutture sembra volerlo ignorare. Ovvero Bramini e paria.

Giusto sarebbe e crediamo che sia così, indicare delle priorità, logistiche ed operative, e questo crediamo sia il compito dei Comandi Territoriali, a prescindere dal tipo di utenza con o senza titolo.

La citata “Avvocatura dello Stato” su una enunciazione di cui non conosciamo nulla, viene invocata prendendo qualche atto in modo improprio e successivamente usato alla bisogna, su questo occorrerebbe approfondire.

Ci rifiutiamo di credere che l’Avvocatura dello Stato abbia potuto o voluto generalizzare, non legando ciò ad una particolare situazione, propria di quell’atto specifico che era in esame. CASADIRITTO non crede che volesse affermare che è meglio mandare le case in malora che ripararle.

L’alloggio militare o demaniale che sia, di servizio con titolo di concessione in vigore o scaduto, come immobile è un bene pubblico affidato per l’uso, manutenzione, o conservazione, al generale o altro operante nei Comandi, ognuno con le sue funzioni, per preservarlo e conservarlo nel migliore dei modi, indipendentemente nel fare valutazioni se sotto quel tetto ci sia una famiglia il cui concessionario abbia il titolo o meno. L’alloggio non è del conduttore ne tantomeno di chi lo assegna. Se quel tetto poi è sfondato, o altri interventi, valutarne la portata e le priorità, questo è il loro compito. Ripetiamo, sempre in base alle priorità. Non farlo a priori significherebbe violare l’obbligo .

E’ LA CASA E’ L’OGGETTO DEGLI INTERVENTI, NON CERTO E’ LA VALUTAZIONE SULLA PERSONA CHE VI ABITA. FERMO RESTANDO LE DOVUTE PRIORITA’. NON FARE I LAVORI SIGNIFICA DEPAUPERARE UN BENE PUBBLICO, PIACCIA O NON PIACCIA A QUELLI DEL COMANDO TERRITORIALE DI BOLOGNA CHE CANDIDAMENTE DICHIARA DI NON FARLI AI SINE TITULO.

La Corte dei Conti è in funzione anche per questo e ricordiamo che le responsabilità sono sempre personali.

Se tu trascuri quel bene che ti è stato affidato, fino a mandarlo alla rovina, se ne accerto le responsabilità, restituisci allo Stato che siamo tutti noi, l’equivalente del danno provocato. O almeno crediamo che questo ancora sia possibile. Basterebbe applicare le norme, facendo emergere queste situazioni. Ed è quello che CASADIRITTO vuole, nel suo piccolo, contribuire a far emergere. Nel silenzio e nell’indifferenza , ecco poi perché si spiegano tante cose.

A BOLOGNA, SU VIA SABOTINO, INCOMBE UNA RECIDIVA

Già era successo. Già agli inizi degli anni 2000 IL Maresciallo Furio Jacopucci (ciao Furio) nostro coordinatore ed il maresciallo Lallo (ciao Lallo) con alloggio in Via Sabotino, segnalarono invano, più volte, quali erano i lavori da fare, indicandone la priorità e criticità dei tetti dopo che il vento se li era portati via e che la loro rimessa e ripristino era stata approssimativa, davano preoccupazione. Finì poi come si poteva immaginare. Un tetto crollò all’interno del vano. Gli alloggi furono sgomberati , e nessuno dei responsabili ne rispose in solido, come era giusto invece che fosse richiesto. I due marescialli poi uscirono da quell’inferno ed ora dopo altri 4 anni gli alloggi sono macerie ormai consolidate, creando disagio anche per gli altri utenti, che ormai ne hanno visto tante. Ma la lezione non è servita a niente e altre generazioni e altri Comandanti ripercorrano la solita via.

ORA, POI LA BEFFA, IL CANONE DI MERCATO DI CROSETTO
Nel quadro appena descritto, c'è una variabile non proprio indipendente. Queste ex stalle, o scuderie, poggiate su terra, senza fondamenta, tra canali di raccolta acque che alimentano un antico zuccherificio, ora viene loro applicato un canone Crosetto di 1.150 euro, un canone non giustificabile, anche fosse una “vera” casa. Anche per loro deve essere “insostenibile” come da progetto “obiettivo 9”, e che insostenibile sia. Anche se 10 case su 20 sono state abbandonate.

L’esempio di Furio, Lallo e ora di Armando ci insegna che nell’arco di 10 anni, a Bologna nulla è cambiato. Le leggi 537, 724, le protezioni per i senza titolo della fascia protetta, il Decreto annuale del Ministro della Difesa ed ora anche delle nuove protezioni approvate dal Parlamento, compresa la legittimità delle loro figure delle famiglie con titolo concessorio scaduto a permanere negli alloggio, come enunciato dalla Corte dei Conti, nulla può scalfire le granitiche certezze, ma sarebbe bene chiamarli gravi pregiudizi, di quel Reparto Infrastrutture di Bologna.

Nella fattispecie il sig. Armando dopo anni che si paga praticamente tutti i lavori, nel momento che chiede la sostituzione di una caldaietta, viene ammonito per indurlo a starsene zitto, pena lo sgombero. Allora reagisce, in un ultimo sfogo, il giorno 1 febbraio 2014 si reca nella caserma e rilascia ai Carabinieri di Bologna, che ancora nel suo senso dello Stato rappresentano l’ultimo appiglio per la difesa della res publica, oltre che dei suoi legittimi interessi, un esposto (formalmente una denuncia orale) che vuole essere la denuncia di un comportamento assolutamente da mettere in luce.

Ci viene da pensare, ma che razza di roba sono questi alloggi della Difesa, su cui non si riesce a ricondurre alla normalità di pura gestione e pretendere trasparenza e correttezza? Ora una considerazione ed una domanda.

LA CONSIDERAZIONE
A chi con speranza ed in buona fede chiede a CASADIRITTO, ma perché non avete provveduto a mettere dentro le nuove norme, anche le problematiche per gli ASI sine titulo, perché il limite di reddito, anche se aumentato a 52.000 è cristallizzato alla data del 2009 (per validità 31.12.2010) perché il limite di reddito vale solo fino a….. perché i prezzi di vendita, perchè ….perchè, . Con gentilezza e la massima calma rispondiamo: ma non lo vedete come stanno le cose? Chi sono i nostri potenziali interlocutori occulti? Quando si entra nel vivo con ottime proposte, ma chi crediate che prende poi la decisione finale? Che poteri abbiamo noi di CASADIRITTO per abbattere i mostri che c’erano prima ed i nuovi mostri, che sappiamo, se non fare il continuo richiamo alla partecipazione ed al sacrificio. Se c’è qualcuno che possa o voglia almeno fare di più o meglio, si faccia vivo e ce lo faccia sapere. Nel leggere i nostri continui Report , gli incontri, le trattative asincrone, come non trovare le risposte a quelle domande?

In ogni caso vogliamo dire a tutti: considerato chi sono i nostri interlocutori, che volenti o nolenti sono quelli, l’importante è andare nella direzione giusta, indipendentemente se i passi in avanti sono due o molti. Questo però non varrà più, purtroppo, per chi ha dovuto abbandonare l’alloggio. Ed è solo per questo, che malgrado tutte le difficoltà e traversie anche personali, dopo aver visto quelle scene drammatiche, che continua l’impegno. Lo faremo anche in loro nome anche per un gesto di solidarietà verso chi non ce l’ha fatta, che al contrario di quello che dicono autori e coautori, non erano nella maggioranza famiglie agiate.

LA DOMANDA
Alla luce dei comportamenti di cui Bologna ne rappresenta solo un non commendevole esempio, ancora nel 2014, come dimostra la data del carteggio, come immaginare che con l’aria che tira, cioè con quella mentalità messa in luce proprio da questo Report, ma in generale in tante altre situazioni, tutte documentate, si possa poi applicare nei tempi e nella maniera corretta tutta quella mole di nuove norme approvate il giorno 20 dicembre 2013 dalla Commissione Difesa? Se ancora le loro menti sono ancorate dal pregiudizio e dalla non conoscenza, chi può da essi pretendere l’applicazione di quanto ora normato dalla Commissione Difesa, senza prima organizzare preventivamente per quei Comandi così capillarizzati ma all’oscuro di tutto, una formidabile opera di indottrinamento prima che quanto deciso dal Parlamento fra pochi giorni si spera, proprio quei Comandi dovranno immediatamente applicare?

Sono domande che poniamo a chi dovrebbe provvedere, che sicuramente ci legge ed alcune volte ci ascolta. Altrimenti la confusione precederà il caos. Ricordiamo che la casa, oltre le altre considerazioni, è un bene, ma anche un oggetto delicato e ci si accorge che va maneggiato con cura solo se poi deflagra. Evitiamolo. Il Convegno previsto e che è in corso di definizione, e nel quale CASADIRITTO si impegnerà nella sua organizzazione, servirà anche per questo.

Sergio Boncioli

Allegato:
   Carteggio riguardante la documentazione citata

10 febbraio 2014

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